6 – La scena castiglionese
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Proprio Oreste Marini, iniziatore della “scena castiglionese” ricorda, nei suoi scritti, le giornate passate a Medole a casa Lilloni, le discussioni con il padre di Umberto che sognava un futuro da architetto per il figlio. Fu Lilloni a far scaturire gli incontri, in quel di Milano, di Marini con Del Bon e Persico e l’incontro con i due fu talmente decisivo che, come ricorda lo stesso Marini «subito avvertii nell’aria l’esigenza di un radicale rinnovamento tematico e cromatico della pittura italiana e lombarda in particolare». Parlando del suo rapporto con quella pittura, Marini dichiarava «a questa invenzione, a questo “Chiarismo” nato nella mente e nel cuore di Del Bon […] mi agganciai, tentando il rinnovamento tematico durante l’esecuzione del quadro sur le vrai mediante la giustapposizione delle paste cromatiche e spingendo verso il bianco come argomento pittorico».
Nei lavori di Marini qui esposti possiamo cogliere il tratteggio vitalistico e inquieto del ritratto. L’Autoritratto muove da tonalità chiare che tendono a scurirsi, quasi come ad avvicinarsi ad una pittura pensiva che si ripiega su se stessa. Il Ritratto di Giovanni Tosi ritrova quella sensibilità leggera e quella bidimensionalità degli anni Trenta, mostrando uno stile unico ed eppure così condiviso.
Maddalena Nodari, detta “Nene” nasce a Castel Goffredo nel 1915 e verrà definita come “la signora del Chiarismo”. La sua importanza in seno a questa comunanza estetica è indubbia e nell’opera qui esposta possiamo cogliere la forza della sua ricerca, improntata completamente alla potenza generativa del colore, i cui riferimenti immediati, oltre all’Impressionismo, si dimostrano essere Cézanne e Matisse.
- Oreste Marini, Autoritratto, 1940-45, olio su tavola
- Maddalena Nodari, Zinnie, 1945-50, olio su tela