CIVICA RACCOLTA D'ARTE | 11 – Il segno e lo spirituale
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11 – Il segno e lo spirituale

 

AUDIOGUIDA:

 

In questa sezione è possibile ammirare alcune opere dei grandi maestri del segno delle nostre terre. In primis, il guidizzolese Severino Spazzini, autore di una colossale opera grafica esposta in moltissime mostre nazionali. Il suo è un segno estremamente raffinato, silenzioso e discreto che, nel tentativo di fissare una piccola porzione di tempo, ne mantiene anche il respiro della vita. Perdersi nei meandri delle sue composizioni non solamente è consigliato ma è una modalità che viene da sé, carpendo lo spettatore e avvolgendolo in una flânerie leggera.

Franco Bassignani fiero esponente della grande famiglia degli esperti incisori, rappresenta da sempre una delle anime viventi della nostra raccolta, attraverso le innumerevoli opere esposte in collettive e in personali, oltre alle preziose opere esposte in maniera permanente. Composizione con zinniae Muti silenzi, entrambi del 1980 rappresentano l’incontro tra tradizione e ricerca, dove l’impostazione classica derivante dalla storia dell’arte accoglie una stratificazione tendente all’informe. Questo incontro-scontro fa scaturire una scintilla temporale che agisce come effetto visibile di un puro anacronismo.

Di Amleto Bocchi è possibile ammirare l’imponente disegno dell’Angelo, donato dall’artista bresciano a Luigi Monfardini, suo allievo. Si presume che si tratti di un disegno preparatorio per una pala d’altare e che l’angelo ritratto sia in adorazione di un’immagine sacra centrale.

Alessandro Del Prato rappresenta una delle figure più importanti del panorama artistico mantovano e non solo. Nato a Roncoferrato nel 1909, egli si trasferisce poco dopo con la famiglia a Mantova. Se nel 1933 aderisce al movimento del “Novecento mantovano” guidato da Cavicchini, Dal Prato riscoprirà in seguito i valori formali ed estetici del post-impressionismo e del Chiarismo. Il grande olio qui presentato risente maggiormente di questi umori raffinati e chiari, mentre gli studi sulle architetture mantovane mostrano un segno preciso ed elegante, lontano da ogni accademismo. Fondamentale sarà anche la sua attività didattica che lo porterà, nel 1935, alla fondazione della Scuola d’arte (ora Liceo artistico) di Guidizzolo attiva ancor oggi e intitolata allo stesso artista.

Nella stanza che si apre sulla sinistra, l’atmosfera diviene maggiormente raccolta e le opere qui esposte palesano un sentimento intenso, che sia quello dell’amore materno o quello più spirituale del sentimento religioso. Il breve percorso si apre con una delle opere più toccanti della collezione: la Maternità di Aldo Rossi. Nato a Desenzano, ma castiglionese d’adozione, lo scultore scomparso nel 2017 fu amico di Brigoni e attraversò tutto il XXesimo secolo creando un ponte naturale tra la grande epoca dei chiaristi mantovani e la nostra contemporaneità. In questa sua opera la sintesi e la riduzione formale giungono ad un livello di intensificazione altissima, dove la connotazione particolare lascia il passo ad una denotazione più generale, trasfigurando la singola esistenza per acquisire un linguaggio maggiormente universale.

Un’altra scultura, quella del monteclarense Dino Coffani apre un varco all’interno del sentimento religioso. Nonostante la raffigurazione indichi una scena quasi d’amor cortese, dove un innamorato si produce in una serenata al proprio amore addormentato sotto la volta celeste, la scultura dell’artista riecheggia le tematiche e il trattamento estetico a lui tanto cari. L’alveo francescano e quello della Sacra Famiglia sono, senza dubbio, i soggetti prediletti dal Nostro e anche qui, in una scena apparentemente laica, è possibile respirare questo afflato.

Prettamente religiosa è invece l’opera qui esposta di Antonio Haupala, pittore giramondo di origini indonesiane ma che da molti anni ha eletto domicilio nel mantovano, a Castel d’Ario. L’opera raffigura l’interno del Santuario delle Grazie, alle porte di Mantova e costruito secondo la volontà di Francesco I Gonzaga, in seguito ad un voto fatto alla Vergine contro la pestilenza che minacciava la città. La fabbrica (il cui architetto si ritiene fosse Bartolino da Novara) fu avviata nel 1399 per concludersi nel 1406. In quest’opera è possibile immergersi nella tipica pittura di Haupala: il trattamento formale sfocato, dove la linea scompare lasciando il passo al lavoro della macchia, crea un’atmosfera onirica e metafisica, come si trattasse di un’emanazione dello spirito.

La sezione accoglie anche una preziosa opera dello scultore e mosaicista Riccardo Darra, installata nella parte più raccolta della stanza dove vengono proiettati in loop i film girati dal regista Mario Piavoli in occasione delle mostre che la Civica Raccolta d’Arte ha proposto negli ultimi anni nei locali della vicina Torre Civica.