CIVICA RACCOLTA D'ARTE | 2 – Raffaldini e BUM: artisti-restauratori
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2 – Raffaldini e BUM: artisti-restauratori

 

AUDIOGUIDA:

 

La seconda sezione accoglie le opere di due grandi outsider nel panorama non solo mantovano. Arturo Raffaldini fu una delle figure più importanti tra i restauratori della prima metà del Novecento. Egli ricoprì il ruolo di responsabile degli interventi conservativi dal 1927 al 1935 presso il palazzo ducale cittadino, lavorando anche sugli affreschi della parete meridionale non istoriata e sulla targa con putti soprastante la porta della Camera degli Sposi del castello di San Giorgio a Mantova. La sua attività non si limitò certamente alla sfera cittadina, ed egli fu chiamato per importanti lavori di restauro in sedi prestigiose tra le quali citiamo solamente il castello Buonconsiglio di Trento, la chiesa di Sant’Anastasia di Verona, la basilica di San Petronio di Bologna e il Palazzo Schifanoia di Ferrara. Parallelamente a questa attività, Raffaldini  elaborò un discorso estetico sincero e di grande fascino. Il dipinto Mantova. La Ceramica definisce perfettamente la sua poetica, attraverso l’utilizzo di tonalità torbide, volumi solidi e definiti. Lo scenario industriale viene svuotato dalla presenza umana, attraverso un procedimento di sterilizzazione e di silenziamento che ricorda molto da vicino le esperienze precisioniste di Charles Sheerer.

Anch’egli restauratore e collaboratore dello stesso Raffaldini, Umberto Mario Baldassarri, detto BUM sarà uno dei pochi veri futuristi mantovani. Il suo soprannome, che rappresenta un acronimo onomatopeico, viene scelto nel 1924, a soli diciassette anni e da quel momento in poi diverrà la sua firma indelebile. Dal 1927 stringe amicizia con Tommaso Filippo Marinetti e, durante la guerra d’Etiopia del 1935, il capo carismatico del futurismo risponderà alle missive del compagno mantovano con lettere cariche di “aggettivi scoppiettanti”, dove la fascinazione militaristica, il gioco letterario futurista e lo stesso soprannome di Baldassarri troveranno un’inedita quanto naturale sovrapposizione storica. Il due lavori qui esposti, Darsena mantovanae Rustico montano con figure appartengono, con grande probabilità, al periodo precedente all’adesione al futurismo, all’analisi sintetica e alle correnti energetiche che segneranno i suoi lavori successivi. Qui troviamo ancora un sentimento tardo-romantico, novecentista, dove l’attenzione per le condizioni sociali e per le scene della quotidianità lavorative dell’epoca sembrano slegarsi da una definizione precisa dell’istante creando una dimensione atemporale che attraversa le epoche proprio attraverso la difficoltà e la dignità del lavoro.