1 – Mimì Quilici Buzzacchi
AUDIOGUIDA:
In questa prima sezione è possibile cogliere immediatamente la temperatura della collezione con le opere di Emma Buzzacchi, detta Mimì, nata a Medole il 28 agosto 1903. Cresciuta artisticamente tra Ferrara e Roma, la Buzzacchi parteciperà attivamente al dibattito artistico e al mondo culturale italiano fin dalla fine degli anni Venti del Novecento. Numerosissime saranno le sue partecipazioni alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, senza dimenticare l’Esposizione Universale di Bruxelles del 1935. È del 1928 l’incontro con Nello Quilici, scrittore, giornalista e direttore del «Corriere Padano» e della «Rivista di Ferrara», con il quale convolerà a nozze l’anno successivo e dalla cui unione nasceranno i figli Vieri e Folco. Per le riviste dirette dal marito la Buzzacchi curerà le pagine artistiche e la veste editoriale, facendo prova di una grandissima abilità della tecnica xilografica, e le opere di questa sezione ne sono latestimonianza. Vicina tematicamente e sentimentalmente al movimento creatosi intorno a Margherita Sarfatti, “Novecento”, la Buzzacchi «dipinge con un senso di estrema misura, di sobrietà; badando contemporaneamente sia all’esigenza costruttiva del quadro che all’incanto sottile e morbido del colore» (Mario De Micheli, 1962). Queste parole incontrano perfettamente un’opera come Il nonno Garibaldino, dedicata all’antenato Giovanni, anch’esso medolese, fervente patriota e medico di fiducia di Garibaldi. In quest’opera la tessitura del lavoro è chiara e robusta, ed il colore, steso per campiture crea una figura spigolosa e impenetrabile, immagine di un antenato consegnato alla Storia. Se in Strada Ponte Nuovole figure statiche e fiere si inseriscono nel paesaggio possedendo la stesse durezza dei filari di alberi che aprono il quadro con due affascinanti prospettive, in Ca’ Morino (La finestra d’angolo), luogo passato alla storia per aver vissuto il preludio della battaglia di Solferino e San Martino, i valori plastici assumono un senso poetico altissimo, dove sentiamo riecheggiare le parole che Michelangelo Antonioni scrisse per la Nostra: «Sono paesaggi in un uno spazio ideale, quello della memoria forse».